Thursday, May 18, 2006

TRA ETICA ED ESTETICA (in Percorsi Etici a cura di Giuseppina Radice)

Una volta si credeva di trasformare il mondo, ora sta accadendo l'esatto contrario. Prima era l'uomo ad essere misura di tutte le cose ora è sempre più il mondo, interiorizzato dal nostro corpo-terminale, ad essere misura di un mondo sempre più dilatato. L'elettronica è una condizione che sta rivoluzionando la visione e le pratiche del mondo. Attraverso il video e il computer si sono venute a creare delle esperienze che hanno rilanciato il gioco delle percezioni in una sperimentazione che ha prodotto nuovi linguaggi, nuove estetiche, nuove concezioni dello spazio e del tempo. Queste esperienze, nate da un'inquietudine culturale, hanno accelerato i termini della questione etica. Si è creata quasi una coscienza organica al movimento della storia dell'arte. I nuovi modelli della comunicazione, dai mass-media ai new media, nella ricerca artistica attuale promuovono nuove tecnologie della comunicazione e nuove problematiche etiche.
L’era della tecnocomunicazione ha prodotto una crisi epocale e una trasformazione radicale dei modelli etici ed estetici. Ogni medium (dalla televisione ad internet) introduce un nuovo modo e una nuova tecnica di comunicare e di rappresentare la realtà che influenzano i comportamenti collettivi determinando addirittura le più cruciali questioni etiche del nostro tempo.
Che ruolo dunque può avere l’arte nel suo rapporto con i media e con le questioni etiche del terzo millennio? Le soluzioni possibili a questi problemi sociali e culturali rimangono la conoscenza e la comunicazione. Mai come oggi è forte l'esigenza di ipotizzare e di creare un mondo a misura d'uomo, forse perché con la creatività e gli strumenti di cui siamo dotati adesso, sappiamo che la possibilità esiste. Con le Realtà Virtuali la visione si fa "esperienza".

COSCIENZA CRITICA ED ETICA

E' convinzione profonda della nostra tradizione culturale considerare la bellezza un aspetto della bontà ed il bene come connaturato al bello. Espressioni come "non c'è vera bellezza senza libertà e non c'è vera bruttezza senza illibertà", oppure "il vizio rende brutti e la virtù rende belli" sottendono una connessione profonda tra etica ed estetica, tra valori morali ed estetici.
Libero, secondo Kant, è solo colui che agisce in base a leggi interne alla sua ragione, che la ragione impone a se stessa indipendentemente dall'educazione, dall'indole naturale. Sostiene altresì che libertà può essere un comportamento non determinato da alcun avvenimento antecedente. Infatti, il principio dell'etica scaturisce dall'essenza della ragione. Kant sostiene inoltre che il giudizio estetico occupa la posizione intermedia fra giudizio sensibile e giudizio morale.
La riflessione schilleriana scorge una correlazione fondamentale tra la dimensione etica e quella estetica, in quanto senza la mediazione dell’arte, non si potrà mai armonizzare il sensibile con il soprasensibile. Occorre coordinare l’interiorità con l’esteriorità, l’individualità armonicamente con l’universale. L’opera d’arte ha valore in se stessa, sarà morale nella misura in cui la bellezza racchiude una sua moralità.
Un intero secolo di ricerche nelle arti figurative, in continua trasformazione, ha portato alla nascita di uno spazio di determinante consapevolezza, oltrecchè la formazione dei nuovi linguaggi, ma soprattutto la strutturazione di una coscienza critica, in grado di identificare razionalmente gli aspetti prevedibili e non dell'eticità nell'arte.

ARTISTI FRA ETICA ED ESTETICA

L'arte contemporanea offre, sempre più, inediti spazi di creatività e di emozioni umane in una mutata dimensione del comunicare presupponendo oltre all'artista un pubblico che sappia godere, apprezzare, comprendere il messaggio spesso non completamente definibile.
Ecco perché ci pare che la produzione dell'"arte" debba confrontarsi con la sua eticità. Perché etico è tutto ciò che ha a che fare con i comportamenti sociali, con le domande che l'uomo si pone. L'artista allora può diventare un riferimento, indicare nuovi percorsi di emozioni, ragionamenti e domande. Un esempio è rappresentato dall’artista cileno Alfredo Jaar (1956 Santiago del Cile), che non ha mai temuto di affrontare, con la propria opera, questioni tra le più urgenti e drammatiche dell’attualità. L’artista è noto per una serie di progetti nati dall’esigenza di interrogare il contesto in cui si trova a lavorare fino a farne emergere aspetti contraddittori, normalmente trascurati o rimossi. Tra le installazioni pubbliche più note l’Inchiesta sulla Felicità del 1977 sul Cile di Pinochet, Rushes sui cercatori d’oro dell’Amazzonia, The Rwanda Project sul genocidio avvenuto in Ruanda. Jaar crede fermamente in una correlazione tra etica ed estetica e in un ruolo attivo e socialmente responsabile dell’artista e invita a recuperare i legami e i valori del sociale. Ne deduciamo che l'artista deve parlare di un mondo interiore, di un’etica e di una tenuta comportamentale che entra con delicatezza e volontà nell’arte. Non può far più distinzione tra etica ed estetica, fra comportamento e creazione.
L'arte non ritroverà mai più se stessa, ma potrà costruirsi una nuova identità se ritroverà la pienezza dell'azione, della poesia, della libertà. L'arte non è solo "immagine", "forma", "opera", ma processo liberatorio, atto politico quanto artistico. L'arte si identifica con la vita come principale atto di libertà, come forza dirompente, come creazione di mondi possibili. Sostiene Francesca Alfano Miglietti, "l'arte è il luogo, il luogo del diverso, del possibile ed esiste non per riprodurre il mondo ma per cambiare la vita. Operare per rivalutare l'identità della dignità umana, di restituire all'uomo la coscienza della propria forza creativa, la capacità, cioè, di cambiare il mondo. L'arte come uno spazio di riflessione, di presa di coscienza, di creatività. Intendendo per arte, uno spazio che decida di sottrarsi ad una quotidianeità che vive i modelli culturali a taglia unica, uno spazio che non vuole cedere alle regole del gioco sporco, agli incontri truccati, all'esserci a tutti i costi, rivendicando l'autoconsapevolezza di un percorso poetico, di un'esistenza etica, di un approdo che sceglie la vita".
Un "esistenza etica", che metta alla prova la capacità di misurarsi con le proprie origini e tradizioni, di mettersi in discussione nel confronto con culture diverse, per immettersi nel flusso creativo di nuovi modelli sperimentali e interpretativi della realtà.

UN METODO COMPORTAMENTALE

In un'epoca quale quella attuale, l'arte deve essere il risultato di un azzeramento, un bisogno sociale e civile e questa nuova arte deve trasformare l'esistenziale, la cultura "materiale" in codice poetico. Ciò indica una tensione di ricerca ai contenuti, un ritorno all'"esistenziale". Etica ed estetica sono un unicum riassumibile in un "metodo comportamentale". Non è importante "l'oggetto d'arte" quanto la sua forza dichiarativa, la sua capacità di influenzare il pensiero, lo spirito, il suo senso popolare e politico. L'artista deve aiutare a vedere la "bellezza" come forma del possibile, come etica capace di confrontarsi con la civiltà tecnologica.
«Raccontare è resistere» ci viene in aiuto Guimarães Rosa. Fare oggi l'artista è "resistere". La ricerca degli anni Sessanta e Settanta dell'arte impegnata, è sicuramente passata. Oggi come non mai l'arte rivendica una forte responsabilità morale. Una specie di impegno, diciamo, più «essenziale», nei confronti dell'arte stessa che comporta una rinnovata responsabilità etica.
La prima esigenza che l'artista oggi si pone è quella di vivere la vita nel quotidiano nei dettagli più umili, marginali ed apparentemente più insignificanti. L'artista, usa il telefonino, internet, compra prodotti di grande consumo, è coinvolto, sta dentro le cose, dentro la vita.
Ma esiste un'etica anche dell'opera d'arte? L'opera d'arte possiede in sé un'etica problematica, allusiva, centrifuga, che ha radici nel passato, ma si innesta nei significati più nascosti di un futuro imprevedibile. L'etica è il fondamento dell'estetica: l'arte non può essere priva di una forte carica etica.
Lo scrittore Cortázar sosteneva che è fondamentale capire il senso della nostra condizione di artisti. Capire il senso della nostra condizione di uomini ci obbliga ad affrontare la vita da una posizione etica. Nel caso dello scrittore, sosteneva ancora Cortázar, s'impone un compito: dare all'arte lo stesso vigore etico con il quale affrontiamo la vita.

(Palermo, 14 febbraio 2005)

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