Thursday, May 18, 2006

LA GUARDATRICE DELL'ACQUA

Dovete sapere che lei stava ore ed ore a guardare incantata. Sin da piccola lei guardava. Mi spiego meglio, per rendere più facile ai giovani la comprensione su ciò che dico: quasi una premessa su cosa significhi guardare e, ancor più, cosa può significare incantarsi guardando.
Tutti, è ovvio, guardiamo. Ma una cosa è guardare con gli occhi ciò che abbiamo davanti e un’altra cosa, ancor più straordinaria, è vedere il mondo con il cuore incantato. Sapete, è come scoprirsi innamorati, nell’abbandono della propria coscienza, sostenuta da una liquidità silenziosa e severa che supera l’inganno dell’illusione, delle illusioni terrene.
Ogni cosa appare sospesa, il mondo intero appare desiderabile, tutto diventa futuro. Rimanere incantati a vedere veramente è vivere intensamente il presente che attinge a piene mani al gran patrimonio del rinnovarsi del quotidiano che poi, detto tra noi, è il regolare flusso dell’esistenza.
Sin da piccola la giovane stava ore ed ore a guardare, con occhi d’incanto, l’acqua. Avete capito bene, guardava l’acqua. Sia che si trovasse di fronte ad uno stagno o ad una polla d’acqua sperduta, sia che si trovasse di fronte ad un fiume o ad un torrente, sia che si trovasse di fronte al mare, per lei era un momento di felicità stare a seguire il lento sciabordìo delle onde. La realtà per lei appariva sospesa, era intenta a guardare, a seguire il lento, altre volte impetuoso, movimento dell’acqua. E s’annullava il tempo.
La conobbi, per caso. La notai accovacciata che fissava il movimento impercettibile dell’acqua, la trasparenza, la sua assoluta e nel contempo lieve sospensione che, ai miei occhi, coincideva con il suo giovane sguardo. Mi pareva diversa dalle altre bambine e dai bambini che ciarlavano, che scompostamente si agitavano, abitualmente avviene, che si chiamavano a gran voce e la chiamavano ripetutamente. Ma lei non rispondeva. Era distratta da ciò che vedeva. Colpiva quella sua composta concentrazione. Immaginai superficialmente che la bambina che avevo di fronte fosse turbata da chissà quali pensieri, povera piccola, che il suo comportamento fosse il frutto di una grande solitudine, che soffrisse della mancanza d’amore dei suoi genitori, la immaginai addirittura orfana, assetata d’affetto o non saprei che altro. Niente di tutto questo. Vivaddìo, era soltanto concentrata a guardare l’acqua. Vedeva scorrere l’acqua. Ma qualcosa in più si aggiungeva alla sua non comune concentrazione, lo diceva il suo corpo, la quasi fissità dello sguardo, quella straordinaria meditazione che esprimeva il suo essere. Non rispondeva ai sempre più radi ed annoiati richiami dei suoi compagni, che, per la verità del ricordo, osservandoli, mi apparivano molto diversi da lei, quasi lontani. In una parola: estranei.
I suoi occhi avevano una carica diversa, un’inusuale energia per una bambina così piccola. La sua incantata figuretta, per chi fosse stato disposto a notarlo, io lo feci, possedeva qualcosa d’indefinibile, di misterioso, esprimeva comunque una pacata passione, direi quasi un amore. Ma forse è meglio dire esprimeva un’autorevolezza fuori dal comune ed un grande irripetibile fascino. Pensava forse all’abisso? Pensava alle conchiglie, ad animali marini, a pietre levigate, camminamenti sotterranei e barriere di coralli? Guardava la mobilità dell’acqua voluta dal più debole refolo del vento. Leggere increspature si trasformavano improvvisamente in movimenti più decisi, poi più ritmati. Attraverso lo sguardo della bambina, m’accorsi anch’io che l’acqua aveva in sé qualcosa di vitale, un’energia segreta che il movimento restituiva all’aria, al suo straordinario infantile sguardo d’incanto. Un’energia che si espandeva intorno e che spiegava il mondo.

Della giovane bambina che stava ad osservare l’acqua persi completamente il ricordo. Avviene che le cose che ti interessano, che colpiscono la tua immaginazione e che ti fanno percepire il mondo, si rincantucciano nel tuo cervello tra le idee, i pensieri, gli affanni, i ricordi e diventano memoria. Si trasformano nella tua storia personale. La vita si sa è in continuo movimento; il passato e il presente si integrano vicendevolmente, sono una cosa sola. Il ricordo del passato, l'insieme dei ricordi, è quello che oggi siamo diventati. Capita abbastanza spesso di riflettere sul fatto che la vita di ognuno di noi è come il fluire dell’acqua. Appariranno banali ovvietà, questi pensieri ad alta voce e me ne scuso, soprattutto con i più giovani verso i quali bisogna essere sempre chiari ed onesti. Non è facile del resto comunicare le proprie esperienze agli altri. Non è una cosa facile, per niente. Anzi.
Sono passati molti anni che per pudore non rivelerò, dal tempo, ormai definitivamente trascorso, in cui avevo notato quella bimba. Attratto da una grande nostalgia del luogo, dei luoghi, ritornando dove avevo trascorso l’infanzia, mi ritrovai a passeggiare sulla spiaggia. Una spiaggia di sabbia finissima e gialla e alghe e pietre e legni abbandonati.
Avvenne per un caso, quello che mi appresto a dirvi. Vidi una figura di donna seduta intenta a guardare la distesa d’acqua. Il mio mare. Fui colpito dal suo sorriso che rivelava anni ed esperienza. Quel giorno, dedicato al ricordo della mia gioventù, i suoi capelli biondissimi mi apparivano una luce delicata e pacificante. Mi avvicinai e la guardai più da vicino. Una particolarità mi incuriosì non poco: alla base dei lunghi e biondi capelli aveva una sottilissima curata treccina che si faceva notare e che sembrava finta. Almeno questa fu l’impressione.
Non si accorgeva di me, guardava il mare. Guardava l’acqua con un’intensità e una concentrazione straordinaria a me familiare. Improvvisamente la ricordai. Ebbi un balzo al cuore. Come era possibile? Facevo fatica a credere a ciò che vedevo. La donna che guardavo, in un pensiero senza tempo, era la bambina, diventata ormai adulta, che guardava l’acqua. Oddio mio! Era proprio lei. Quanti anni erano passati da allora. Quanti anni erano già trascorsi della mia vita. Riflettevo confuso. Ma non poteva essere lei. Non poteva essere seduta nello stesso posto. Eppure la sensazione era quella. Me ne dovetti convincere definitivamente. Era la bambina, la donna che guardava l’acqua. Riflettevo, pensieroso e sorpreso. Ero turbato dall’improvvisa scoperta. Il passato e il presente allora? Ed il tempo, i ricordi, il mutamento che ci accompagnano momento per momento cosa sono? Quanti pensieri, quanti ricordi, quanti oblii insoluti e irrisolvibili. La figura seduta era sempre intenta a guardare il mare.
L’immobilità del suo sguardo antico era paragonabile all’acqua del mare che per chi guarda è sempre lo stesso, immutabile e uguale a se stesso, mentre chi vede veramente ne percepisce istante per istante l’eterna mobilità. Il mare, l’acqua, momento per momento muta, non è mai uguale. Eccola la rivelazione che mi si presentò improvvisa e salutare. Lo sguardo della donna era l’inamovibilità dell’amore, dell’interesse per qualcosa, era la forza segreta della passione, si rivelava come la vigoria della concentrazione che non può essere misurabile con il tempo umano che trascorre indifferente alle precarie motivazioni che c’inventiamo miserevolmente per giustificare a noi stessi, perché non riusciamo a capire, la quotidianità. Così va la vita.
In tal modo, la vita medesima è paragonabile all’acqua, trascorre tra il lento ed altre volte impetuoso, movimento dell’intera esistenza. Ed è, in ognuno di noi, come se il fluire costante del sangue che muore, che si rigenera dentro gli spazi angusti del percorso obbligato delle vene, segua lo stesso ritmo dell’acqua ed il cuore spinge l’energia della vita in questo fluire di liquidità sin quando quest’energia ha compiuto il suo ruolo. Capii in tal modo e solamente ora, dopo così tanto tempo, ciò che vedeva la bambina diventata guardatrice dell’acqua, ciò che molti altri non vedevano o non sapevano vedere. Imparava, la donna, accumulava, sin da bambina, esperienze antiche che gli altri negavano scioccamente alla loro esistenza.
Queste riflessioni naturalmente non sono mie. Appartengono all’autorevolezza dello sguardo della guardatrice dell’acqua che aveva capito, molto prima di me, il significato profondo dell’esistenza, e la possibilità di darsi alcune risposte, poche in verità, sul mistero, sull'incanto della vita che scorre anche guardando con amore l’acqua, vedendola.

S.Leone (Agrigento), agosto 2005

0 Comments:

Post a Comment

<< Home